Via di Mezzo
Il progetto fotografico “Via di Mezzo” nasce all’interno della comunità di “Villa Nesti”, residenza sanitaria disabili dell’Opera Santa Rita Fondazione Onlus della città di Prato, che ospita permanentemente 18 adulti con autismo con differenti gradi di compromissioni funzionali o cognitive. Il lavoro è stato realizzato tra settembre 2021 e giugno 2022.
Per un lungo anno ho fotografato in punta di piedi il mondo dell’autismo adulto. Un universo quasi “invisibile” che racconta il suo silenzio se solo si prova ad avvicinarlo. Questo silenzio è tanto difficile e variegato. Ma è anche un silenzio in cerca di un contatto che da e vuole affetto. A modo suo.
Sono dovuto entrare lentamente, pulire e riaprire la mente, riscoprire modi antichi di comunicare, di leggere le tracce, restituendo immagini di una personale comunicazione con occhi diversi dai miei.
Ho cercato vie di comprensione e rappresentazione. Molte volte non ho capito. Tante altre ho intravisto segni che hanno guidato i miei scatti nell’emozione che solo la condivisione dei loro spazi può dare.
Lo stato di sospensione della vita, quella dell’equilibrio precario di una disabilità che, se aiutata, può mantenere un buon livello di qualità della vita, assicurando il soddisfacimento dei bisogni psico-motori, affettivi e comunicativi, proprio come avviene nella casa di Via di Mezzo. Qui è un eterno equilibrio tra il giorno e la notte, tra il movimento e la stasi, tra il silenzio e le parole, tra i sussurri e le grida, tra il fare e il non fare, tra un affetto e una sofferenza, tra uno sguardo che entra e uno che esce.
Mese dopo mese che il reportage prendeva forma mi rendevo conto che stavo ricevendo da questa realtà un regalo enorme: la convinzione che la percezione della realtà non è una e immutabile, ma è sospesa e costituita di infinite sfaccettature. Gli ospiti mi hanno fatto da tramite tra la loro realtà e la mia. Ci siamo ritrovati “in mezzo” ed insieme ci siamo completati un po’ a vicenda scoprendo che forse la normalità è una parola astratta, stretta e priva di significato.
Per un lungo anno ho fotografato in punta di piedi il mondo dell’autismo adulto. Un universo quasi “invisibile” che racconta il suo silenzio se solo si prova ad avvicinarlo. Questo silenzio è tanto difficile e variegato. Ma è anche un silenzio in cerca di un contatto che da e vuole affetto. A modo suo.
Sono dovuto entrare lentamente, pulire e riaprire la mente, riscoprire modi antichi di comunicare, di leggere le tracce, restituendo immagini di una personale comunicazione con occhi diversi dai miei.
Ho cercato vie di comprensione e rappresentazione. Molte volte non ho capito. Tante altre ho intravisto segni che hanno guidato i miei scatti nell’emozione che solo la condivisione dei loro spazi può dare.
Lo stato di sospensione della vita, quella dell’equilibrio precario di una disabilità che, se aiutata, può mantenere un buon livello di qualità della vita, assicurando il soddisfacimento dei bisogni psico-motori, affettivi e comunicativi, proprio come avviene nella casa di Via di Mezzo. Qui è un eterno equilibrio tra il giorno e la notte, tra il movimento e la stasi, tra il silenzio e le parole, tra i sussurri e le grida, tra il fare e il non fare, tra un affetto e una sofferenza, tra uno sguardo che entra e uno che esce.
Mese dopo mese che il reportage prendeva forma mi rendevo conto che stavo ricevendo da questa realtà un regalo enorme: la convinzione che la percezione della realtà non è una e immutabile, ma è sospesa e costituita di infinite sfaccettature. Gli ospiti mi hanno fatto da tramite tra la loro realtà e la mia. Ci siamo ritrovati “in mezzo” ed insieme ci siamo completati un po’ a vicenda scoprendo che forse la normalità è una parola astratta, stretta e priva di significato.
